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insegna ParlamentoTra i cittadini europei è viva la coscienza civica europea o c’è ancora una forte distanza rispetto alle istituzioni europee. I cittadini sanno qual è il ruolo del Parlamento, della Commisione Europea, chi vanno a votare e qual è l’importanza dell’Europa come istituzione?

Non sufficientemente. Non abbastanza. C’è una fetta non molto alta di cittadini consapevoli su queste cose. Vi è un’insufficiente azione di alfabetizzazione nelle scuole, nelle Università, nei partiti, nelle istituzioni. Vi è un’insufficienza colpevole rispetto alla grande realtà che si chiama Europa e c’è una confusione che genera tanti fraintendimenti, tanti misunderstanding.
Molta gente confonde qual è il ruolo del Parlamento con quello della Commissione europea e del Consiglio europeo. Non si sa qual è l’architettura dell’Europa. Non si sa esattamente la funzione di ogni Parlamentare europeo. Questo va sanato.
Noi non ci rendiamo conto che già oggi l’Europa condiziona la legislazione nazionale per il 75%. E allora come fa un cittadino, un politico, un esponente dei media, un istruttore, un educatore a non cimentarsi su che cos’è e su che cosa significa l’Europa? Eppure se si aprono i giornali e si accendono le televisioni, non penso soltanto in Italia, ma in Italia sicuramente, gli spazi dedicati all’Europa sono assolutamente irrisori e di Europa si parla quando si vuole fare gossip, quando si vuole fare maldicenza rispetto all’Europa. È lo sport più comodo e più praticato, quando un Governo non ce la fa da solo per un problema, è trovare un responsabile diverso da se stesso e individuarlo nell’Europa.

C’è provincialismo nelle notizie che vengono date?

Assolutamente.

Anche tra i politici nazionali c’è provincialismo?

Ma come no! Bisogna dire che fino a un certo tempo fa la stessa elezione al Parlamento europeo era riservata dai partiti a chi si voleva pensionare. Oppure a chi si voleva togliere da torno rispetto all'agone nazionale. Allora dicevano: “Pittella è scomodo. Mandiamolo in Europa”. Un modo assolutamente provinciale, miope di intendere una sfera decisionale importante quale quella europea.

Le capita di vergognarsi all’interno del Parlamento europeo per colleghi connazionali, come Licia Ronzulli ad esempio?

No. Assolutamente no. Io ho grande rispetto di tutti i miei colleghi. Le vicende personali e private sono fatti loro. Nell’esercizio delle funzioni parlamentari, queste persone stanno facendo il loro mestiere con impegno. Che poi abbiano fatti privati opinabili sono problemi che non mi interessano. Io li giudico e li valuto in base all’esercizio delle loro funzioni.

Quindi questo dovrebbe valere anche per il Presidente del Consiglio?

Guardi il Presidente del Consiglio svolge una funzione di guida di un Governo e di rappresentante di tutti i cittadini italiani e credo che non siano comparabili le cose che riguardano il modo di mettere insieme vita pubblica e vita privata di Berlusconi con altro. È incommensurabile ogni paragone ed è assolutamente esecrabile il fatto che in questo modo, con questi comportamenti che mischiano tra l’altro la vita privata alla vita pubblica, si riduce la credibilità dell’Italia in Europa e nel mondo.

Lei ha dichiarato in un’altra intervista che l’attività parlamentare europea non arriva ovunque. Non arriva ovunque l’informazione sull’Europa? Oppure si riferiva a fatti concreti come il blocco dei finanziamenti europei alla Calabria per questioni di inaffidabilità?

In generale c’è un deficit di conoscenza della legislazione europea, delle procedure, poi c’è in particolare un deficit di conoscenze e competenze sui Fondi strutturali. Non è un problema generalizzabile. È un problema specifico di alcune situazioni: quando si parla, per esempio di Fondi europei, non è che tutte le Regioni italiane non sanno spendere le risorse europee, vi sono regioni che le sanno spendere meglio e regioni che le sanno spendere meno bene.
Faccio un esempio, ma non sono solo io a dirlo. Anche il Commissario europeo per la Politica di coesione, Hahn, ha scritto, e poi è stato costretto a prendere una decisione di sospendere l’erogazione di alcune risorse a Calabria, Campania e a Sardegna. Non ha sospeso le risorse a Basilicata, Puglia, Sicilia, Lombardia ed altre regioni perché ha ravvisato nel ritmo di spesa delle tre regioni, Sardegna Calabria e Campania delle anomalie. Le anomalie riguardano il lentissimo ritmo di spesa dei Fondi strutturali.

Se non ci fosse stata l’Europa che ne sarebbe stata dell’Italia, della Spagna?

Certamente l'Europa è stata fondamentale per noi, però l'Europa così com'è oggi, è un cantiere ancora in costruzione. Noi non possiamo rimanere così. La stessa crisi che stiamo vivendo dimostra come l'euro, la moneta senza un governo dell'economia e senza un'unione fiscale non regga.



Noi siamo partiti dal tetto, dalla convinzione che facendo il tetto poi avremmo dovuto fare i pilastri e facendo i pilastri avremmo dovuto fare le fondamenta. Un processo inverso rispetto alla norma.
Noi dobbiamo tornare d’accapo e fare le fondamenta: le fondamenta sono l'unione politica. L’Europa deve essere un‘ unione politica, un Governo economico e un’unione fiscale, altrimenti non riusciamo.

Come si fa a far riacquistare la fiducia nella politica ai cittadini?

Esempi, esempi. Esempi positivi.

Le persone sono gli esempi?

Le persone sono fondamentali. Se il cittadino capisce che ci sono persone che fanno la politica in maniera seria, onesta e disinteressata, si rendono conto che non è vero che tutti quanti sono dei ladri, dei faccendieri.
Dobbiamo cercare di affermare facendo belle cose. Sinceramente non mi stanco di fare e progettare nuove cose e soprattutto di tenere questo rapporto diretto con i cittadini.

Come politico farebbe autocritica su qualcosa?

I motivi di autocritica per un politico non devono mai mancare. Chissà quante cose ho sbagliato nella mia vita e sto sbagliando però l’importante è farlo in buona fede e soprattutto conservare l'autenticità degli stimoli.
Io faccio politica da tantissimi anni, da quando avevo i pantaloni corti. Ho sempre avuto una grande passione per la politica. Sono lauraeto in medicina e se volessimo fare un calcolo di convenzienza, se avessi fatto un calcolo di convenienza nella mia vita, avrei dovuto scegliere di fare il medico, però in me è sempre scattata una preferenza per la politica.
Io amo la politica e non chiedo alla politica di darmi. Ma chiedo a me di dare alla politica con una testimonianza di impegno, di credibilità, di coinvolgimento degli altri che credo possa essere anche di stimolo e di esempio per tanti altri che dicono “la politica è tutta una cosa brutta, la politica è tutta da buttare”. Io penso che ci sono persone, tantissime persone come me, che la politica la fanno in maniera onesta, appassionata e convinta.

Il suo futuro politico dove lo vede? In Europa o in Italia?

Sinceramente l’esperienza europea è stata quella che nel corso della mia vita politica mi ha dato di più e in cui ho dato di più. Se ci sono le condizioni per continuare a lavorare a livello europeo, portando anche uno specifico contributo italiano quale Paese fondatore dell’Unione Europea, io preferisco cntinuare l'attività nell'Unione Europea.
Soprattutto se s’imbocca la strada di un Rinascimento europeo, fondato sull’unione politica, sull’unione economica e sull’unione fiscale, sarà un cantiere bellissimo perché noi partiremo anche dalle macerie di questi giorni, purtroppo, per tentare di edificare una struttura che possa dare risposte.
Noi non possiamo essere né carne né pesce come attualmente siamo. Noi siamo un’area di semplice e libero scambio e non siamo una realtà di Stati Uniti d’Europa. Siamo a metà e non possiamo rimanere a metà. Allora, o decidiamo, e io sono contrario, di tornare ai vecchi stati tradizionali che si mettono insieme e fanno un’area di libero scambio, senza politica, senza governo di economía, senza unione fiscale ed è un errore, oppure decidiamo che andiamo verso gli Stati Uniti d’Europa e affrontiamo tutti insieme le sfide che la globalizzazione, le crisi di le correnti ma anche le opportunità ci possono consegnare. Viva l’Europa!

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