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Sicurezza sul lavoroI dati Inail evidenziano un importante calo degli episodi di infortunio sul luogo di lavoro, suggerendo un incremento delle procedure di messa in sicurezza dell'ambiente lavorativo e una maggiore consapevolezza degli occupati riguardo le norme da rispettare per la propria tutela. Tuttavia, in Italia c'è ancora molto da fare e le cifre emerse nel rapporto annuale dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro sono comunque da contestualizzare, analizzando in particolare la situazione delle donne.

Sicurezza sul lavoro femminile(1)Donne, vittime predilette sul lavoro

Questa differenza di genere all'interno delle tipologie di contratto si riflette anche sui dati riguardanti gli incidenti sul lavoro. Da un approfondimento sulle informazioni dell'Istat, si nota come la diminuzione degli infortuni abbia interessato più la componente maschile che quella femminile della forza lavoro. La flessione degli incidenti si attesta intorno al 7% per gli uomini e al 5,6% per le donne, ma il dato maggiormente spaventoso è il forte aumento delle morti "rosa" sul luogo di lavoro: un +15, 4% che fa venire i brividi.

Differenze di genere

Tale tendenza può essere attribuita al fatto che le lavoratrici risultano meno informate sui rischi per la sicurezza e i relativi rimedi rispetto ai colleghi maschi, come risulta da un sondaggio dell'Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro (EU-OSHA) svolto nel 2009. Ma non basta. Occorre tenere ben presente che anche il mondo del lavoro è caratterizzato da alcune variabili di genere che non possono essere ignorate, anche se nel nostro Paese questo tipo di approccio specifico sulla salute e la sicurezza sul lavoro è ancora inusuale.




Le differenze sono molteplici: partendo da quella fisica, si arriva a quella di ruoli ricoperti, delle attività svolte, delle diverse percezioni, vulnerabilità e persino violenze a cui le donne vengono sottoposte. Per non menzionare poi il carico di lavoro, considerando anche quello che le aspetta a casa che in generale grava maggiormente sulle loro spalle e il conseguente stress. A tal proposito, si terrà un convegno nazionale  il prossimo 11 Marzo 2013 a Carpi (Modena) per confrontarsi e promuovere alcune proposte contribuendo alla soluzione del problema. Sicurezza, salute, lavoro e valutazioni di genere saranno al centro dell'attenzione, con la speranza di far avanzare l'Italia anche dal punto di vista civile e sociale.

La tutela normativa: cosa manca?

Per raggiungere l'ambizioso scopo occorre incrementare ed ampliare le normative italiane ed europee vigenti, nell'ambito della tutela della salute e sicurezza sul lavoro, con particolare attenzione alla situazione femminile. Ma quali sono le basi legislative da cui si parte?

Per larga parte il lavoro delle donne è regolamentato dal Diritto del Lavoro, ma sono previsti anche dei casi specifici, uno su tutti la condizione di lavoratrice gestante e/o neo mamma. Ci sono diverse leggi (D. Lgs 626/94, D. Lgs 645/96) che predispongono definiti obblighi  per il datore di lavoro, a cui è affidata anche la responsabilità sia di valutare i rischi per la gravidanza e l'allattamento che di attuare le adeguate misure di tutela della sicurezza (D. Lgs 151/2001). Inoltre il Decreto legislativo del 9 aprile 2008, meglio conosciuto come TUSL 81, conteneva alcune importanti novità circa il sistema di gestione della sicurezza e della salute in ambito lavorativo, con attenzione anche alla manodopera femminile.

Peccato però che niente sia davvero cambiato, nonostante le promesse del governo dimissionario, perché mancano i decreti attuativi della legge con il risultato che il corpus normativo italiano in merito alla sicurezza sul lavoro è rimasto fermo a 12 anni fa. Considerando le scoperte tecnologiche semprè più frequenti e le diverse fasi a cui il lavoro e il sistema capitalistico sono state soggette negli ultimi tempi, è evidente il motivo per cui l'Italia figura in fondo alla classifica europea riguardo l'occupazione e la tutela del lavoro femminile.

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