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Crescita dei lavori ecosostenibiliÈ del 6 novembre 2012, il rapporto Green Italy 2012 che si propone di fornire un'immagine dell'attuale situazione italiana nell'ambito della cosidetta economia verde. Questa nuova tendenza considera l'impatto ambientale delle pratiche imprenditoriali tradizionali, e tenta di ridurlo, o eliminarlo del tutto, attraverso la riconversione in chiave ecologica.

Dall'ultimo rapporto presentato da Unioncamere e fondazione Symbola, anche l'Italia sembra aver intrapreso questa strada, e con ottimi risultati persino in questo periodo storico che non offre ampi margini di crescita.

Infatti risulta che le imprese che hanno investito nel miglioramente della filiera di produzione, oltre a godere dei sussidi governativi e degli incentivi di mercato, fattore non trascurabile, sono un vero e proprio impulso per la rispresa economica. Il livello di occupazione in queste aziende è maggiore rispetto al resto delle imprese, che da quando è iniziata la crisi hanno diminuito drasticamente i posti di lavoro. Circa il 30% delle assunzioni non stagionali delle imprese nel settore privato nel 2012, sono rappresentate da figure professionali legate all'attività dell'economia ecosostenibile.

Anche sul fronte delle esportazioni i prodotti di queste aziende sembrano favoriti; la percentuale di aziende green presenti sui mercati esteri ammonta al 34,7% in confronto al 22% delle aziende tradizionali.

Riflettere su questi dati, può far scorgere una delle direzioni possibili per uscire dalla crisi che affligge il mondo del lavoro, e allo stesso tempo mutare il modo di operare che ha caratterizzato l'impresa italiana degli ultimi decenni.


Green jobsUn'altra tendenza che si registra in questo ambito è la quantità di giovani under 30, che dà vita a piccole imprese nel cuore delle campagne italiane. Infatti, forse percé si è persa ogni illusione di un posto fisso, sono sempre più numerosi i giovani che, volendo farsi strada nel mondo del lavoro, ricorrono a idee alternative e di certo originali.

In Italia non poteva non esistere un mestiere verde nel settore culinario, ed infatti aumenta il numero dei cosidetti eco-chef che si preoccupano di creare piatti attraverso la selezione responsabile degli ingredienti, categoricamente italiani, non contaminati e quando possibile a km zero. Oppure esiste l'eco parrucchiere particolarmente attento ai prodotti che usa per limitarne l'impatto ambientale, oltre a garantire trattamenti più salutari e meno aggressivi ai propri clienti. Sulla stessa lunghezza d'onda si colloca il lavoro  dello stilista sostenibile, che si propone di creare capi di buona qualità, dunque che durino nel tempo, con tessuti riciclati o riducendo al minimo l'impatto dell'industria tessile sulla natura; già molti marchi noti si sono avviati su questa strada.

Ci sono poi una serie di figure professionali tradizionali riconvertite per coprire ruoli dirigenziali in aziende ed imprese verdi. L'ecomanager, gli avvocati ambientali particolarmente informati su queste tematiche, ed esiste addirittura un settore detto della finanza verde, che giunto dal nord europa, si propone di creare nei prossimi 10 anni un sistema finanziario che si fondi sulla riduzione massiccia dell'impatto dell'uomo sull'ambiente.

Infine sono sempre più numerosi i giovani italiani che sognano e tentano di avviare attività lontano dalla città, agriturismi, ristoranti biologici a km zero, botteghe per la vendita di prodotti artigianali, alimentari ma non solo. Insomma è piuttosto evidente, che la grande città e il lavoro d'ufficio non rappresentano più l'unica aspettativa professionale per le nuove generazioni di lavoratori.

Gia nel 2009 il neo rieletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama propose una serie di misure economiche per lanciare l'imprenditoria pubblica e privata verso un'economia ecosostenibile. A distanza di qualche anno anche l'Italia sembra aver accolto la lezione di Stati Uniti ed di altri Paesi europei, lasciando aperta la speranza di un nuovo tipo di mercato che sia piu rispettoso del paese in cui viviamo.

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