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Il cloud working è una formula di self employment che sta prendendo rapidamente piede in Italia. Fondamentalmente si tratta di un mutuo scambio fra lavoratori indipendenti o freelance e imprese che necessitano di progetti o lavori che vengano svolti da persone esterne al proprio organico.

Quali professioni?

Le professioni che maggiormente posso trarne vantaggio, e respiro in questo momento di crisi generale, sono tutti gli addetti ai lavori digitali: grafici, web designers, filmakers, programmatori, come anche giornalisti, editori, esperti di marketing e sviluppatori di app per telefonini e tablet. Freelance di diversi settori quindi che, iscrivendosi alle piattaforme dedicate, vengono a contatto con aziende di tutto il mondo, le quali propongono on line di volta in volta diversi progetti e, dopo aver valutato tutte le proposte dei partecipanti, assegnano l'incarico ad uno di loro.

Retribuzione sicura

La commissione viene pubblicata con tutti i dettagli, fra cui la tempistica e il compenso. La novità interessante èCloud retribuzione proprio questa, cioè che non si tratta di una sorta di "asta al ribasso" che costringe i professionisti a svendere il proprio lavoro, ma la persona che viene scelta per realizzare l'incombenza, è sicura di ricevere l'adeguata retribuzione una volta che l'azienda riterrà il lavoro eseguito correttamente. Si tratta di un metodo di pagamento, chiamato safePay, secondo cui l'impresa versa su un conto terzo il denaro poi congelato fino alla consegna del compito. Nella maggior parte dei casi la piattoforma che facilita il rapporto di lavoro in questione trattiene una piccola quota, ma i primi dati sui compensi si aggirano intorno a queste cifre: 250 euro per un logo aziendale, 150 per la scrittura di 10 post da 600 battute e circa 12 euro per un'ora di programmazione. Certo, non siamo di fronte a cifre esorbitanti ma il cloud working può essere sfruttato accumulando più di una commissione e arrivare così a mettere da parte un discreto gruzzoletto.

Le piattaforme della Nuvola



  • Elance.com: prima piattaforma americana, leader del cloud working. Conta 3 milioni di offerte per programmatori, esperti del marketing, editori, designers e sviluppatori di app. Il profilo dei singoli creativi è molto dettagliato, completo di foto e giudizi dei clienti.
  • Twago.it: piattaforma più diffusa in Europa. Nata in Germania, da 2 anni è attiva anche in Italia. 287% il volume della crescita registrata l'anno scorso, arrivando a gestire progetti, ad oggi, del valore complessivo di 105 milioni di euro. Indicato soprattutto per i professionisti del web, come gli sviluppatori di app  o siti Internet, web designers o social media editors.
  • 99designs.it: con 9mila designers italiani iscritti è il punto d'incontro dei professionisti e delle aziende di design creativo. Qui il meccanismo assomiglia ad una gara di appalto, cioè gli acquirenti lanciano ogni volta dei concorsi per il contenuto di cui hanno bisogno come: loghi, biglietti da visita, adesivi, manifesti, flyers, illustrazioni e video. Permette inoltre il contatto diretto fra l'impresa e il creativo.
  • scribox.it: la piattaforma principale in campo editoriale. Qui i gestori di blog, testate giornalistiche gruppi editoriali e operatori di e-commerce cercano autori di contenuti testuali. La particolarità è che è permessa una sorta di contrattazione sull'ammontare della retribuzione.
  • melascrivi.it: marketplace editoriale dedicato ai gruppi editoriali e freelance. Molto efficace, ma poco remunerativo, i pagamenti infatti vanno in base alle parole risultando così piuttosto bassi. Si tratta comunque di un'ottima occasione per chi muove i primi passi nel complicato settore editoriale.

 

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